Sessualità

La sessualità infantile e la genitalità adulta a confronto.
Un po’ di storia: la sessualità in Freud e in Reich

Sia Freud che Reich sono stati dei coraggiosi pionieri nel campo della sessualità.

Il bisogno di capire la sessualità

Tuttavia, alla resa dei conti espressero due opinioni profondamente diverse sulla natura umana; Reich infatti, pur partendo dal terreno della psicoanalisi fonderà poi un campo di studi autonomo, la sessuo-economia che egli stesso definisce” una teoria scientifica della sessualità fondata sperimentalmente...”( Reich, 1948); il caposaldo della sessuoeconomia è che la salute psicologica dipende dalla potenza orgastica,  ossia dalla capacità di abbandonarsi alle scariche vegetative nel culmine dell’atto sessuale.

Così la malattia mentale altro non sarebbe che un disturbo nella naturale capacità di amare dell’individuo.

Dal punto di vista evolutivo, Reich sottolinea che la regolazione delle pulsioni sessuali ( e quindi lo sviluppo del senso di sé come essere avente una propria sessualità) non può provenire dall’esterno né può essere insegnata;  essa si regola da sé in modo intrinseco all’individuo: imposizioni educative rigide, moralistiche e coatte da parte di genitori ed educatori sono i fattori principali che provocano lo sviluppo della “armatura caratteriale” ovvero la costruzione di un sistema difensivo ( sia sul versante psicologico che sul versante fisico sotto forma di spasmi muscolari) che impedisce alle emozioni ( angoscia, rabbia, eccitazione sessuale) di manifestarsi liberamente e spontaneamente. Questo stato di cose, secondo l’autore,  potrebbe provocare una perdita di potenza genitale e creare il terreno adatto per la strutturazione della nevrosi..

In tal modo la crescita di un bambino sano , capace di amare e di abbandonarsi pienamente al flusso vitale della scarica sessuale dipende dalla presenza di un educatore “libero da angosce e blocchi psichici sul tema della sessualità” ( Reich, 1983).

Reich infine  nega la derivazione istintuale degli atteggiamenti distruttivi , sadici, masochisti nell’individuo attribuendone la responsabilità ai meccanismi delle educazione che  reprime inconsciamente la sessualità infantile facilitando ai genitori l’assoggettamento autoritario dei figli.

Freud al contrario di Reich attribuisce la responsabilità della distruttività umana a qualcosa che appartiene alla  natura umana ,ad una spinta, cioè,  distruttiva (pulsione di morte) a cui si contrappone una tendenza costruttiva ed amorosa ( Eros).

Fu comunque proprio Freud a ricostruire in modo minuzioso le modalità di  sviluppo psicosessuale del bambino ( Freud, 1905).

Attraverso la sua teoria e prassi terapeutica egli viene a definire, quindi, una sessualità pregenitale propria dell’infanzia, nelle sue manifestazioni psichiche, corporee, affettive vissute nel corso delle fasi Orale, Anale, Fallica, Fallico-edipica e una sessualità adulta genitale che si prepara con la pubertà e l’adolescenza dopo un periodo di Latenza.

Ed è in questo senso che la sessualità dell’individuo diviene, quindi, struttura di personalità nelle sue componenti simboliche. affettive, corporee e cognitive nei confronti di se stessi e delle relazioni vissute con l’altro.

Nelle fasi Orale ed Anale la crescita sessuale del bambino, all’interno di un processo globale mirato ad acquisire una identità personale che gli fa superare  il rapporto simbiotico con la figura materna mediante l’uso autonomo delle abilità motorie, verbali e degli organi di senso , è riferita in particolare alle esperienze nelle sensazioni dettate dal suo corpo attraverso  il suo modo di apprendere che è legato  al soddisfacimento dei bisogni primari; nel periodo Fallico l’individuo si riconosce come maschio o come femmina sulla base dei condizionamenti socioculturali e del tipo degli  organi genitali maschili e femminili. Si inizia, così,  a stabilire un rapporto affettivo più’ complesso, d’amore e di identificazione con le figure parentali denominato  periodo Fallico Edipico. 

E’ questa fase della seconda infanzia, periodo che va dai 3 ai 6 anni, che si presenta  particolarmente rilevante non solo per la crescita globale della persona ma anche per la crescita sessuale dell’individuo. Il bambino inizia in questo periodo a trasformare le proprie esperienze da sensazioni a percezione e ad interiorizzare i vissuti del suo corpo. Compare la funzione simbolica, si sviluppa la rappresentazione mentale delle azioni proprie e quelle ricevuta. Egli e’ in grado di ampliare e migliorare in modo più’ personale le informazioni e le conoscenze provenienti dall’esterno (Piaget, 1973).

Le esperienze vengono vissute in modo personale e il giudizio a loro attribuite si basa sulla conseguenza dettata dal comportamento proprio ed altrui. 

E’ l’età della strutturazione dell’IO in cui il bambino inizia a prendere coscienza del proprio corpo ma è anche l’età dell’imitazione che gli permette di apprendere riproducendo le azioni del modello soprattutto attraverso il gioco espresso soprattutto con il movimento del corpo e il disegno, quest’ultimo uno dei tanti possibili giochi a cui il bambino può far ricorso per esplorare e scoprire maggiormente se stesso, l’altro e per esternare la propria realtà interna.

Entrambi, gioco e disegno, sono attività gratificanti per il bambino, mediante i quali egli imita, esprime l’identificazione dei modelli e dei ruoli familiari, immagina ed esprime i vissuti dei sentimenti e delle emozioni ( Crocetti, 1986). 

Sono in particolare i giochi che il bambino fa e le espressioni grafiche che fanno emergere le dinamiche legate alla sua sessualità pregenitale.

Nell’infanzia il bambino fa sue le regole dell’adulto  con il quale in particolare stabilisce un rapporto di vicinanza affettiva che con piacere esprime attraverso il contatto corporeo.

Negli abusi sessuali egli ignora il concetto di “consenso informato”, che gli da la possibilità di scegliere se accettare o no un rapporto di tipo genitale ( Gullotta, Vergaggini, 1976).

Si affida all’adulto considerandolo figura autorevole ed onnipotente; l’adulto che abusa sessualmente a sua volta utilizza il suo potere affinché il bambino partecipi alle attività sessuali in cambio di premi o di situazioni piacevoli e desiderate.

Il bambino sessualmente utilizzato non comprende la conseguenza del suo comportamento e la ritiene moralmente accettabile anche se, in fondo, a lungo andare si sente responsabile delle azione fatte e ricevute. Egli vive l’ambivalenza delle sue colpe: da una parte si sente impotente nel frenare i comportamenti sessuali, l’abuso che di lui si fa e dall’altra si sente responsabile di quanto succede (Piaget, 1965).Nel periodo di Latenza, l’età compresa tra i 6 e i 10 anni, acquisisce la stima o la disistima di se’ sulla base   del giudizio che adulti, genitori, insegnanti od altri  danno rispetto alle sue capacità psicologiche e relazionali. Vengono interiorizzate le norme sociali e il bambino abusato sessualmente con sistematicità può  provare vergogna per avere acconsentito alle attività  sessuali ed interiorizzare il giudizio negativo (è colpa tua, tu hai accettato) da parte di chi violenta nel caso in cui egli si rifiuti di acconsentire o minacci di rendere noto quanto accade.

I processi psicologici di individuazione/separazione  e quelli somatici legati alla modificazione del corpo che caratterizzano l’Adolescenza e la Pubertà’ mettono in crisi il rapporto di dipendenza del soggetto con l’adulto del periodo infantile. I valori, i principi morali e i comportamenti dell’adulto che il bambino faceva suoi iniziano ad essere utilizzati progressivamente dal ragazzo tra gli 11 e i 18 anni per essere contestati e violati alla ricerca di una identità’ personale.

L’abuso sessuale in questa fase di crescita  può’ essere vissuto dalla vittima come novità e curiosità ma anche come un atto di forza e di violenza subita . E allora, soprattutto nel caso di ripetuto abuso sin dall’infanzia, le responsabilità della vittima (Celano 1992) assumono un peso particolarmente rilevante: la responsabilità di non essere riuscita a riconoscere prima l’esercizio dell’atto immorale e il danno fisico conseguente; responsabilità per la partecipazione; responsabilità per l’eventuale reazione della famiglia; responsabilità per non aver cercato aiuto prima; responsabilità  per non  aver potuto evitare l’abuso; responsabilità per l’eventuale piacere ottenuto; responsabilità per non essere riuscita a proteggere se stessa ed altri. ( Wolfe et.al., 1994).

Tratto da  “La crescita nella sessualità. La corporeità,  l’affettività e la socialità nell’infanzia.”  Bonomi Editore – Pavia.

Dott.ssa Maria Zampiron
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa - Ponte San Nicolò (PD) e Roma


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Dott.ssa Maria Zampiron
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa a Ponte San Nicolò (PD) e Roma

Ordine degli Psicologi della Regione Lazio n. 4206 dal 20/12/1993
Laurea in Psicoterapia comportamentale-cognitiva

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